Fino all'alba

 

Aprii la porta della mia abitazione ed entrai, sgusciando nella penombra. La lieve oscurità discese su di me non appena riaccostai il battente. La accolsi quasi con sollievo, restando in silenzio, in compagnia dei miei soli pensieri. Da quando ero poco più di un bambino gli ero stato a fianco, servendolo come era mio dovere fare. Senza chiedere nulla più che questo: stargli vicino.
Figlio dell´Imperatore di Atlantide, il più magnificente Regno esistente. Egli era sempre stato speciale, non solo per i suoi illustri natali, ma perché fin da piccolo era stato in grado di sprigionare un carisma assoluto. Era cieco dalla nascita poiché Onirion gli aveva fatto dono di doti divinatorie come nessun altro prima di lui, e questo dimostrava che egli era realmente il preferito del Dio. Ah-Rain-Oh era vissuto nella solitudine tipica di tutti i principi, inavvicinabile da chiunque che non fosse almeno di un grado sufficientemente alto di nobiltà. Ma i suoi occhi privi di vita non rivelavano niente altro che fredda dignità, e ai normali giochi tipici della fanciullezza preferiva farsi leggere dai servitori o dai Sacerdoti gli innumerevoli testi dell´immensa biblioteca imperiale.
Quando lo vidi per la prima volta rimasi esterrefatto dalla sua bellezza. Ero giunto da poco al Palazzo, per ricevere il mio addestramento come militare e Sacerdote di Onirion, che avrei ereditato da mio padre, che fino ad allora aveva svolto quella carica. La mia famiglia era da molte generazione quella più vicina all´Imperatore stesso, avendo in comune persino alcuni rami della discendenza. Avevo appena 15 anni e la mia mente era completamente presa da sogni eroici: guidare il più imponente degli eserciti esistenti verso vittorie leggendarie, in nome di Onirion e del popolo di Atlantide. Combattere sotto il vessillo dell´Impero come spada e scudo e ricoprirmi dell´oro della gloria. E non pensavo certo che la ragione della mia vita sarebbe invece divenuta lui!
Ah-Rain-Oh apparve proprio mentre i miei occhi si riempivano dello sfarzo del salone delle udienze, enorme e ricco di marmi pregiati e fregi d´oro e zaffiro, dove uomini riccamente vestiti attendevano di incontrare l´Imperatore in persona. Giunse al seguito reale, minuto e quasi delicato d´aspetto, ma con quel suo altero cipiglio. Era evidentemente più giovane di me, ancora un bambino, ma già nei suoi lineamenti infantili scorgevo una forza e una determinazione senza eguali. Rimasi ad osservarlo mentre avanzava, tenendo la mano destra leggermente in avanti, a sfiorare appena con la punta delle dita, la veste dorata dell´Imperatore che procedeva a testa alta davanti a tutti. Era vestito di una tunica sontuosa, di pregiate sete e cotoni leggeri, ornato di bracciali d´oro ai polsi e un cerchietto sottile sulla fronte, a trattenere i lunghi capelli castani. I suoi occhi però erano la cosa più inquietante, grandi e tondeggianti, ma privi di pupille, ciechi e vuoti, eppure bellissimi, come cristalli purissimi, a cui però era stata sottratta la luce.
Ah-Rain-Oh rimase tutto il tempo in piedi, alla destra di suo padre, presenziando l´interminabile e noiosa udienza in paziente e solenne silenzio. Ed io, improvvisamente dimentico delle meraviglie del Palazzo imperiale, non riuscii a togliergli gli occhi di dosso. Lui sarebbe stato il futuro Imperatore, l´uomo che io avrei servito e protetto sino alla morte.
Ora tutto questo era lontano, i tempi della giovinezza erano finiti e noi due avevamo realmente assunto quei ruoli che allora erano solo nella nostra mente.
Avevo già combattuto molte di quelle battaglie di cui la mia immaginazione mi aveva fatto protagonista da bambino e mai ne ero uscito sconfitto. Il mio nome era noto in tutto il regno di Atlantide al pari di quello dell´Imperatore medesimo. Ah-Rain-Oh compariva alla gente ed io ero sempre alle sue spalle. Ad osservare da dietro la sua aggraziata figura, i suoi lunghi capelli e le sue membra snelle. E quelle mani, con cui spesso mi toccava, accarezzandomi il viso per conoscere la mia espressione, che gli occhi ciechi non potevano rivelargli. E quante volte mi sono trattenuto dal baciare quelle dita!
Ora su tutto questo cominciava a stendersi una cupa ombra. L´udienza del pomeriggio, dove i due Sacerdoti greci avevano provocato, con le loro affermazioni, la drastica decisione di ridurre la religione di stato al solo culto di Onirion, aveva scatenato potenzialmente un terremoto di instabilità. Ribellioni, guerre, sconvolgimenti politici, si profilavano all´orizzonte già incrinato, di quello che per molti secoli era stato il Regno più prospero e benvoluto dagli Dei di qualsiasi altro. Ah-Rain-Oh era sembrato così sicuro durante l´udienza, ma io, che lo conoscevo meglio di chiunque altro, avevo visto la tensione fargli tremare le spalle. La sua voce era forte e sicura, ma i suoi polpastrelli sbiancavano nella nervosa presa sui braccioli del trono. E quando ci eravamo ritrovati soli i suoi timori erano emersi. Si era seduto, la sua arpa in mano, le dita che scorrevano dolcemente sulle corde sprigionando una melodia lenta e triste. Lo avevo ascoltato a lungo, osservandolo nei dettagli come facevo sempre. Godendomi tutta la sua bellezza in un silenzio rispettoso, finché lui non aveva lasciato che alla musica si sostituissero le nostre voci.
Ancora una volta era stato Onirion a guidarlo e io non l´avrei messo in dubbio un solo secondo, ancora una volta sarei stato al suo fianco senza indugio, mettendo in gioco tutto me stesso, anche se...
... questa volta era diverso, lo sentivo. Questa volta, la decisione presa, avrebbe portato a qualcosa di molto più grande. Lo sapevo per logica, comprendendo ormai fin troppo bene i meccanismi politici che stavano alla base di una simile situazione, ma lo capivo ancora meglio guardando il suo viso preoccupato e insicuro. Insicuro come mai lo era stato in tutta la sua vita.
Da poco me ne ero andato dai suoi alloggi, per tornare ai miei, e mi sentivo inquieto e smanioso. Ero stato per anni il suo amico fidato, nonché consigliere e guardia personale, ma infondo Ah-Rain-Oh non aveva mai avuto realmente bisogno di alcuno di questi miei ruoli, lui era potente e capace, come nessun altro mai.
Ah-Rain-Oh, Amato dal fulmine, forte e letale come una tempesta, avveduto e colto come un filosofo, uomo divino, non solo di nome, ma soprattutto di fatto. E ora solo, a combattere con i dubbi e le esitazioni. Spaventato per il destino del suo amato regno.
Appoggiai il capo alla porta, respirai a fondo nel vano tentativo di liberarmi dell´inquietudine, ma i miei pensieri rimbalzavano su loro stessi, senza darmi tregua.
Allora cercai un po´ di conforto togliendomi le vesti da cerimonia e indossando una morbida tunica da camera. Liberai la mia chioma dalla fascia che stringevo alla fronte e i miei capelli si sparsero ribelli attorno al mio viso. Mi versai del vino che, ironia della sorte, proveniva proprio dalla lontana Grecia, e bevvi in un sol sorso. Poi sedetti, osservando distratto la luna che faceva capolino dalla finestra priva di vetri che dava sulla balconata esterna. Il rumore del mare giungeva dal basso con il suo monotono ritmo millenario. Un´altra coppa di vino, bevuta di fretta, e, improvvisamente un placido, confortevole senso di torpore lungo le gambe e le braccia. Il profumo dell´oceano, a cui ormai ero abituato, mi giunse più pungente del solito. Pigramente pensai che, forse, presto sarebbe piovuto.
Mi svegliai di soprassalto soltanto quando la voce mi giunse da vicino, e una mano si poggiò, fredda, sulla mia.
Sbattei le palpebre ancora intontito per l´essermi addormentato senza volere sulla sedia. Di fronte a me c´era Ah-Rain-Oh.
< Mio Imperatore! > esclamai sorpreso e un poco imbarazzato per la situazione. < Potevate mandarmi a chiamare, sarei giunto subito da voi! >
< Ero uscito a fare una passeggiata e, trovandomi nei dintorni...>
Lo guardai, assestandomi in maniera più adeguata sulla sedia. Era chino su di me, la sua mano ancora sulla mia, il suo viso di fronte al mio, con i capelli che gli scivolavano dal collo sino a sfiorare il mio petto e il mio ventre.
Esitando Ah-Rain-Oh si rimise eretto. < Mentire a te è ridicolo, amico mio. Semplicemente desideravo la tua compagnia. Non avevo voglia di attendere che i servitori venissero a chiamarti e che tu poi mi raggiungessi. In questo modo ho accorciato i tempi.> fece un vago, bizzarro sorriso.
Allora mi alzai anche io, e lo invitai a sedersi e a condividere con me quel delizioso vino proveniente dalle calde terre orientali. Accettò con un lieve cenno del capo e si sedette proprio dove prima ero seduto io. Mentre gli servivo la bevanda, mi accorsi che ero praticamente nudo, ad eccezione della leggera vestaglia che, nel frattempo, si era aperta sul mio petto. Pensai che non era l´abbigliamento più adatto ad accogliere l´Imperatore di Atlantide, ma del resto Ah-Rain-Oh non poteva vedere il mio aspetto, quindi decisi di rimanere così come ero.
Presi un´altra sedia e mi affiancai a lui.
< Questo vino viene dalla Grecia? > chiese lui, dopo averlo sorseggiata lentamente.
< Sì, mio signore, quale ironia vero? Se penso che proprio dai Greci noi...> cominciai, ma Ah-Rain-Oh fece un gesto un po´ brusco con la mano, interrompendomi.
< Non voglio parlare di questo Yu-Ram, te ne prego, voglio solo stare in tua compagnia.>
< Vi chiedo perdono.> mi scusai, un po´ interdetto dalla reazione.
Gli occhi di Ah-Rain-Oh si socchiusero mestamente. < Non scusarti. Dovrei essere io a farlo, per questo mio comportamento debole e infantile, tuttavia non me ne vergogno. Da sempre tu sei al mio fianco, come un solido scoglio non sei mai venuto meno, ed ora che il mare su cui stiamo navigando si sta agitando in vista di una tempesta, so per certo che soprattutto su di te potrò aggrapparmi.>
La sua voce, bassa e dolce mi colpì al cuore. Alla luce incerta della notte ormai inoltrata, privi di candele e lampade, illuminati solo dalla luminosità delle stelle e della luna e dai fari del porto vicino, lo vidi fragile, ma finalmente quieto.
< Le vostre parole mi commuovono, mio signore.> dissi e la mia voce non riuscì a nascondere del tutto i miei sentimenti.
Ah-Rain-Oh alzò il bel viso verso l´alto e la sua mano cercò il mio volto in un gesto ormai familiare, per quanto intimo. Carezzò i miei lineamenti, in cerca di quelle emozioni che non poteva vedere. La sua figura sembrava quasi eterea in quel momento, il suo profilo color perla si stagliava contro le tenebre della notte rendendolo aulico come una statua. Rapito da quelle carezze che tanto amavo, confuso da quella visita inaspettata e dalle amabili parole da lui pronunciate, non mi resi neppure conto di esprimere i miei pensieri ad alta voce, finché non sentii il movimento delle mie stesse labbra sui suoi polpastrelli < Siete splendido! >
Ah-Rain-Oh allora inclinò leggermente la testa, le palpebre un poco più aperte, che esprimevano una certa sorpresa.
Mi vennero in mente almeno una decina di frasi per giustificarmi, scusarmi, spiegarmi; ma, improvvisamente, sentii che non serviva. Ah-Rain-Oh era giunto da me, rivelandomi senza convenevoli ciò che provava, senza vergognarsi di mostrarsi vulnerabile e insicuro, il minimo che potessi fare era non nascondermi a lui.
< Siete splendido.> ripetei < E potete star certo che io non vi abbandonerò mai, perché, prima ancora che alla gloria dell´Impero, io tengo a voi. >
Dopo un iniziale sbigottimento, Ah-Rain-Oh si rilassò. < Grazie. > la sua mano si allontanò dal mio viso, lasciandomi sulla guancia un´ultima carezza. Credevo che si sarebbe distanziato da me, invece la stessa mano proseguì il suo viaggio lungo il mio collo.
Le dita erano fresche e mi provocarono una serie di intensi brividi lungo tutto il corpo. Quando la sua carezza s´insinuò oltre il bordo della tunica, raggiungendo il petto, fui io a restare sorpreso. Scrutai dapprima la sua mano che lisciava i miei muscoli, indugiando lentamente su ogni curva come se stesse assaporando quel tocco fino all´ultimo tratto di pelle, infine lo guardai in viso e notai che la sua espressione era un poco cambiata. Aveva le labbra leggermente dischiuse, le palpebre abbassate e le ciglia che vibravano leggermente, nella concentrazione.
Non osai chiamarlo o parlargli, non volevo che si interrompesse.
Osando un po´ di più allora facilitai il compito ad Ah-Rain-Oh, aprendomi la tunica e lasciando che la mano dell´Imperatore raggiungesse gli addominali e sfiorasse il mio inguine, solo allora si ritrasse, quando percepì palesemente la mia eccitazione.
< Yu-Ram, per questa notte smetteremo di essere il Figlio di Gaia, Secondo sacerdote di Onirion e Amato dal fulmine, Primo Sacerdote e Imperatore. Saremo solo due uomini comuni. Non esisteranno Regni e Divinità, né nemici o decisioni da prendere. Solo noi due. Non è un ordine, soltanto un supplica. Vorrei che tu l´accogliessi. >
Di risposta mi sporsi verso di lui e, sollevandogli il mento con una mano, lo baciai sulle labbra. In quel preciso istanti mi resi conto di quanto a lungo avevo desiderato quel bacio. E il contatto con le sue labbra fu come una scossa. Ah-Rain-Oh era rigido sulla sedia, ma la sua bocca reagì alla mia con insospettata naturalezza. Il nostro bacio esitante si trasformò lentamente e finimmo col divorarci come affamati.
Si afferrò alle mie spalle e io lo trassi in piedi quasi di peso. Trascinandolo, mi diressi verso l´alcova. Urtammo mobili, facemmo cadere vasellame, ma non ci separammo per un solo secondo. Oltrepassammo i velari che separavano il soggiorno della mia abitazione dalla piccola stanza che ospitava il letto e lì ci fermammo. L´oscurità era ancora più densa, ma io percepivo senza vederle le forme aggraziate e longilinee del mio Imperatore. Mentre la mia mano sinistra scivolava lungo la sua schiena, la destra scioglieva i lunghi capelli. Vi passai le dita e percepii la loro serica consistenza.
Ah-Rain-Oh finì di slacciarmi la tunica, che ricadde ai miei piedi lasciandomi interamente nudo. Ora era il mio turno. Fui io a liberare la sua pelle dalle sete e dai pregiati di lino, di fronte a me si profilò la silouette familiare che conoscevo da molti anni, ma che mai avevo osato immaginare in quel frangente. Fui colto da un improvviso timore. Qualcosa che bloccò le mie mani nel loro ispezionare quel corpo così bello. Lui era Ah-Rain-Oh, l´uomo più potente e importante di tutte le terre e i mari conosciuti. Lui era il mio Imperatore. Era come se stessi violando una precisa sacralità.
Come se percepisse la mia esitazione allora mi prese le mani fra le sue e le strinse. < Desidero che tu vada avanti, Yu-Ram.>
< Ma, mio Imperatore...>
< Shhh.> mi interruppe < Solo due uomini.>
Di nuovo ci baciammo, lo avvolsi alla vita e lo strinsi a me. Il suo petto, i suoi fianchi, le gambe snelle tra le mie. E i capelli che scivolavano sulle sue spalle e ornavano le mie braccia come fili di seta. Sulla lingua ancora l´aroma dolce del vino.
Ci stendemmo, i miei baci si fecero più arditi. Lambii la sua gola e mi soffermai sul suo petto. Sotto di me Ah-Rain-Oh respirava sempre più velocemente. Con la lingua circuii i suoi capezzoli, che si inturgidirono. Le sue mani raggiunsero i miei capelli e li afferrarono. La presa era robusta, le dita avviticchiate ai miei riccioli a volte tiravano altre premevano, guidando la mia testa sul suo corpo. Ancora sopra i capezzoli e lungo il costato. Vicino all´inguine percepii il gonfiore eccitato del suo membro e il mio baciare divenne spudorato.
Sentii l´Imperatore gemere tenendo le labbra serrate, ma le sue mani ritmarono il mio movimento ondulatorio senza esitazioni. Con le mani lo avvolsi ai fianchi per tenerlo strettamente contro di me. Il suono seducente dei suoi gemiti era uno sprone per le mie azioni.
L´oceano sembrava aver placato il suo lamento o forse io percepivo solo il respiro e la voce del mio Imperatore, poiché era l´unica vera melodia di quella silenziosa notte di cui volevo appagarmi.
Lo presi, con vigore e senza più esitazioni, come lui desiderava. Nelle narici il suo profumo speziato, tra le dita la levigatezza della sua pelle. Sul mio corpo le sue carezze e i suoi graffi.
< Ti amo, Ah-Rain-Oh.> gli sussurrai a più riprese, mentre il suo respiro sfiorava le mie labbra e le sue guance si bagnavano di sudore.
Il sonno ci colse entrambi soltanto dopo molte ore di amore. L´Imperatore di Atlantide si strinse a me e mi ringraziò con un fil di voce. Baciai fino allo sfinimento il suo viso dormiente e alla fine, mi addormentai anche io.
Quando sopraggiunse la flebile luminescenza dell´alba, Ah-Rain-Oh mi toccò al viso delicatamente e quando fu certo che io fui sveglio mi sorrise. < E´ giunto il momento che io torni nei miei alloggi. > Il sorriso si affievolì < E´ giunto il momento che torni ad essere l´Imperatore di questo regno.>
Mi sollevai su di un gomito. < Lo capisco, mio Signore. Mi concedete soltanto... > esitai. Ma spesso ad Ah-Rain-Oh non servivano le parole, così, senza attendere che io proseguissi, si chinò e mi baciò.
L´ultimo bacio.
Se ne andò avvolto dalla umida bruma argentata. Ed io rimasi a lungo ad assaporare il ricordo di quella notte, l´unica e l´ultima.
Ero conscio che non ci sarebbe mai più stato nulla di simili nelle nostre vite. Ero conscio che tutto sarebbe cambiato, che tutto sarebbe stato più difficile. Ma ero risoluto. Sarei stato quello per cui ero nato: Figlio di gaia, Sacerdote guerriero di Onirion, devoto ad Atlantide ed al suo imperatore...
Il mio amato Ah-Rain-Oh.